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Il presente lavoro è dedicato all’esame della disciplina normativa che regola la complessa e articolata attività istituzionale del Sindaco nella duplice veste di ufficiale di governo e di capo dell’amministrazione. Il primo capitolo è dedicato alla ricostruzione del quadro normativo relativo alle autonomie locali e, in particolare, al Comune. Attraverso l’ausilio dei contributi della più autorevole dottrina e il supporto della giurisprudenza, dopo aver ricostruito le tappe del processo evolutivo della disciplina dettata in tema di enti locali, si dedica particolare attenzione all’attività del Comune.
Il ruolo di tale ente è strategico dal momento che rappresenta l’istituzione più vicina ai cittadini e, dunque, in virtù del principio di sussidiarietà verticale sancito dall’art.118 della Costituzione, è chiamato a raccogliere e soddisfare direttamente le istanze mosse dalla comunità. In funzione di tale principio sin dalla fine degli anni Novanta del 1900, la normativa che regola la struttura organizzativa dell’ente comunale ha subito notevoli mutamenti che hanno determinato anche una diversificata distribuzione delle funzioni tra gli organi. Dopo aver esaminato le regole che presiedono all’organizzazione del Comune, all’elezione del sindaco e del consiglio comunale, alla nomina dei componenti della giunta, alle cause ostative all’accesso alle cariche pubbliche, si analizza l’evoluzione del ruolo del Sindaco che è contemporaneamente, ufficiale di governo e capo dell’amministrazione.
Il secondo capitolo è dedicato all’approfondimento delle funzioni esercitate dal Sindaco, con particolare attenzione al regime di responsabilità penale ed amministrativa al quale tale organo soggiace.
Il lavoro, inoltre, esamina il potere di ordinanza di cui il Sindaco è titolare, sia nella veste di ufficiale di governo, sia nella veste di capo dell’amministrazione. Il legislatore ha notevolmente esteso il potere sindacale di ordinanza determinando, tuttavia, una deriva della funzione normativa dagli organi legislativi a favore degli apparati amministrativi. Tale degenerazione muove da condivisibili principi di autonomia e differenziazione, ma finisce col favorire la creazione di tanti “microordinamenti” accomunati solo dall’urgenza di provvedere ad emergenze o pericoli non adeguatamente affrontati a livello nazionale e perciò irrisolti e strutturali.
Il lavoro si chiude con l’approfondimento del divieto del terzo mandato consecutivo sancito dalla legge n.81 del 1993 in correlazione con l’introduzione dell’elezione diretta del Sindaco. Tale divieto ha suscitato numerose e diffuse reazioni negative da parte di amministratori locali i quali non ritengono che l’elezione diretta del sindaco determini la necessità di prevenire il rischio di una eccessiva personalizzazione della funzione in esame. Attraverso il contributo della dottrina e, soprattutto, della giurisprudenza, dunque, si esaminano gli elementi giuridicamente più rilevanti e discussi del limite dei mandati, con particolare riferimento alla sanzione di ineleggibilità connessa alla violazione del divieto del terzo mandato consecutivo.